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Storia del Filadelfia

La costruzione
Lo stadio venne creato dal conte Enrico Marone di Cinzano, a quei tempi presidente granata. Enrico Marone creò la Società Civile Campo Torino, con quote versate a fondo perduto, e con il solo obiettivo di acquistare l'area e costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento. Il 24 marzo 1926 viene fatta richiesta di concessione edilizia presso il comune e, dopo l'accettazione, i lavori vengono affidati all'ingegnere Miro Gamba, docente del Politecnico di Torino; i lavori di costruzione vennero seguiti dal commendator Riccardo Filippa. Il terreno su cui sorse era, in quel periodo, in periferia, e venne scelto per il basso costo dell'area.



I lavori occuparono 5 mesi di lavoro, e poco meno di due milioni e mezzo di lire. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 17 ottobre 1926 e, per l'occasione, si svolse una partita amichevole tra il Torino e la Fortitudo Roma, alla presenza del principe ereditario Umberto II, della principessa Maria Adelaide e di un pubblico di 15.000 spettatori. Il campo venne benedetto prima dell'incontro dall'arcivescovo di Torino, Monsignor Gamba. La partita finì con la vittoria del Torino per 4-0.

 

La struttura
Originariamente lo stadio copriva un'area di 38.000 m² cintati da un muro; era formato da due sole tribune, con una capienza che raggiungeva le 15.000 unità (1300 in tribuna centrale, 9500 sulle gradinate, 4000 nel parterre). Sotto la tribuna si trovava il parterre, disposto su 13 file. Lo Stadio Filadelfia aveva delle gradinate in cemento, e una tribuna in legno e ghisa costruita in stile Liberty. Le poltroncine della tribuna erano in legno, e tutte numerate. Il muro che circondava la struttura era alto 2,5 metri.

La facciata era composta da mattoni rossi, con colonne e grandi finestre dotate di infissi bianchi. Le varie finestre erano collegate tra loro da un ballatoio con la ringhiera in ferro. Davanti all'ingresso si trova un vecchio campo che veniva usato per gli allenamenti negli anni trenta. La struttura portante dell'edificio era in cemento armato, mentre quella delle tribune era composta da pilastri che sostengono una rete longitudinale di capriate trasversali in legno su cui sono sistemati pannelli di eternit. Il parterre è formato invece da setti trasversali in muratura. Il sostegno della bandiera che si trovava all'entrata era alto sei metri circa; il suo basamento è coperto da bassorilievi raffiguranti greche in stile Art déco. Il campo misurava 110x70 metri ed era coperto di erba e dotato di un sistema di drenaggio. Sotto le tribune si trovava l'appartamento del custode, e quattordici camere che servivano oltre ai giocatori ed all'arbitro, anche l'infermeria, la direzione, ed una sala per rinfreschi. I giocatori potevano raggiungere il campo dagli spogliatoi attraverso un sottopassaggio. Lo stadio subì opere di ampliamento. Nel 1928 venne aggiunta la biglietteria, e nel 1932 la gradinata della tribuna venne ingrandita portando la capacità totale a 30000 persone.

 

Il Grande Torino

Questo stadio ospitò le partite casalinghe del Torino fino al termine della stagione 1962-1963. Qui i granata vinsero sei dei loro sette Scudetti (a cui va aggiunto anche quello revocato del 1927). In questa struttura il Torino è rimasto imbattuto per sei anni, 100 gare consecutive, dal 17 gennaio 1943 alla tragedia di Superga, compreso il famoso 10-0 ai danni dell'Alessandria (ancora record per una gara di Serie A). È in questo stadio che si esibiva Bolmida (il tifoso trombettista poi reso famoso dal film Ora e per sempre). Il 13 luglio 1943, nel mezzo della seconda guerra mondiale, venne bombardato anche il Filadelfia. Tra le parti danneggiate si trova il campo (utilizzato dagli alleati per giocare a baseball) oltre alle gradinate di via Giordano Bruno. Nonostante la copertura della tribuna fosse intatta, le travi metalliche vengono asportate per rifornire probabilmente l'industria bellica, e sostituite con altre in legno. Il Filadelfia divenne inagibile per molto tempo, ed il campionato del 1943 viene disputato presso lo Stadio Motovelodromo Umberto I. In seguito il Torino si spostò presso lo Stadio Mussolini, futuro Stadio Comunale. Dopo la guerra i lavori di ristrutturazione vennero eseguiti dal nuovo presidente Ferruccio Novo. Nel 1959 venne approvato un nuovo piano regolatore generale secondo cui, dal 6 ottobre, per l'area veniva prevista una destinazione di gioco e sport, e si accennava al riconoscimento del valore storico.

 

L'abbandono

Dopo Superga il presidente Ferruccio Novo diede in garanzia lo stadio alla Federcalcio, e secondo qualcuno pensò addirittura alla possibilità di demolirlo.[9] Nel dopoguerra l'area del Filadelfia diventa residenziale, e nasce l'idea di abbattere il complesso per costruire nuovi edifici. Nel 1959 esce il nuovo piano regolatore che definisce l'area "verde pubblico", ed il progetto fallisce.[10] Nella stagione 1958-1959 il Torino, denominato Talmone per via di una sponsorizzazione, si trasferisce allo Stadio Comunale: la stagione si concluse con la retrocessione in Serie B. L'anno seguente, per una questione scaramantica, la squadra tornò a giocare al Filadelfia, e lo stadio ridivenne la casa del Torino per qualche anno. Il 19 maggio 1963 viene disputata l'ultima partita ufficiale di campionato, un Torino-Napoli terminato 1-1 con gol di Bearzot (T) e di Corelli (N). A partire dalla stagione seguente i granata si trasferiscono definitivamente al Comunale, che avevano iniziato ad utilizzare saltuariamente, soprattutto per gli incontri di maggior richiamo e, di conseguenza, con maggiore affluenza.

Nel 1970 si tenta per la prima volta di recuperare il Filadelfia, quando il Presidente era Orfeo Pianelli; la Società Civile Campo Torino fa eseguire un progetto per la ristrutturazione. L'idea è di permettere l'allenamento della prima squadra con il recupero del campo e la costruzione di una palestra. I lavori subiscono qualche problema, e vengono annullati nel 1973 in quanto l'area risulta ancora destinata al verde pubblico.[10] L'idea di Pianelli prevedeva l'abbattimento totale della struttura, la costruzione di campi di gioco e di una struttura per gli alloggi delle giovanili. Il progetto originale fallì anche a causa di alcune minacce di morte ricevute dal presidente.[9] Il 18 ottobre viene rilasciata la concessione edilizia, ma solo in forma precaria, e prevedendo un canone annuo. Il Torino continuò ad allenarsi qui fino al 1989, quando si trasferì nella moderna struttura di Orbassano, lasciando il campo di allenamento alle giovanili. La manutenzione però fu abbandonata, ed in pochi anni gli spalti si deteriorarono. Negli anni ottanta il degrado ebbe una crescita esponenziale, soprattutto a causa del calcestruzzo utilizzato nella costruzione, e si arrivò anche a parziali crolli delle strutture.

La Ricostruzione

Dopo molte iniziative senza successo, nell'anno 2006, inizia questo capitolo della storia del Filadelfia. Per iniziativa dei tifosi romanisti disponibilità dell'allora assessore allo sport della Città, Renato Montabone, viene convocato un tavolo di lavoro per creare le basi per una struttura dedicata la ricostruzione del Filadelfia che, grazie all'azione dell'assessore Giuseppe Sbriglio, successore di Montabone, si concretizzano al 28 marzo 2011 con la costituzione della fondazione stadio Filadelfia. Alla costituzione partecipa il Comune di Torino, la Regione Piemonte, il Torino F.C. e sette associazioni di tifosi (I rappresentanti della Curva Maratona e della Curva Primavera, l'Associazione Memoria Storica Granata, il Circolo Soci del Torino, l'Associazione ex Calciatori Granata, gli Angeli del Filadelfia ed il Comitato Dignità Granata).

 

  

Il tentativo del 2005 (Urbano Cairo)

Lo Stadio Filadelfia nel 2005, in occasione del 56º anniversario della tragedia di Superga.
Il fallimento della società granata rischia di farla sparire completamente, e quindi Pierluigi Marengo, con altri piccoli imprenditori, si prende la responsabilità di far rinascere la squadra chiedendo l'ammissione al Lodo Petrucci, che permetterebbe la ripartenza dalla Serie B invece che dalla C. La FIGC non considera sufficiente la proposta economica, e quindi alla cordata si unisce la Società Metropolitana Acque Torino. Il 19 agosto, durante la conferenza stampa che avrebbe dovuto presentare la nuova società, viene annunciato l'acquisto della stessa da parte di Urbano Cairo. Il 12 luglio 2006 Cairo acquista ad un'asta fallimentare i diritti sportivi del vecchio Torino per 1 milione e 411 000 euro. La riconquista di coppe e cimeli permette di rendere ufficiale la continuità societaria con la vecchia gestione. Il fallimento societario ha messo in mano al curatore fallimentare tutti i beni, per poter rientrare il più possibile dei debiti e pagare i creditori. Tra questi beni si trovano le foto storiche, i documenti e, soprattutto, il diritto di superficie del Filadelfia. Viene proposto a Cairo di acquistare in un singolo colpo i cimeli, il marchio ed il Filadelfia, ma le disponibilità finanziarie del magnate sono al momento insufficienti, e chiede di escludere il Filadelfia dalla trattativa. Il 2 febbraio 2006, l'assessore Elda Tessore, responsabile delle olimpiadi invernali, dopo un sopralluogo consiglia di nascondere l'impianto coprendolo con alcuni teloni. La scelta fa infuriare la tifoseria granata che lo ritiene inaccettabile, soprattutto perché non sono stati stanziati soldi per il suo recupero. Il 25 maggio il Comune riacquista il Filadelfia dal curatore fallimentare, e si impegna ad iniziare i lavori entro il 1º ottobre. Viene stipulato un accordo tra Comune, il curatore fallimentare e le altre società interessate all'area: Bennet, Mo.Cla. e Italcostruzioni. I tifosi non sono soddisfatti, ed il 27 giugno 2006 viene presentata una petizione che chiede di eliminare dall'accordo la costruzione dei palazzi sopra al vecchio campo di allenamento. Dopo un incontro con i rappresentanti dei tifosi, il 31 luglio viene siglato un accordo tra il Comune e le altre società che vogliono costruire; in questo accordo si precisa che i palazzi verranno spostati in un'altra zona. La città promette sette milioni, e ci si aspetta da Cairo il restante investimento che però, per le limitate risorse finanziarie, non arriva. Presso il Comune si svolgono una serie di incontri tra l'amministrazione comunale, il Torino e varie associazioni, fondazioni e gruppi di tifosi, con il fine di creare una nuova Fondazione che possa gestire la ricostruzione del Filadelfia. Lo statuto della costituenda Fondazione viene presentato il 28 novembre 2007. Il 13 novembre 2007 viene modificato il piano regolatore per ufficializzare lo spostamento dei palazzi; nella stessa modifica si predispongono 4000 m² di attività commerciali, necessarie per recuperare i fondi. Il Comune accetta lo statuto della neonata Fondazione il 23 gennaio 2008. A questo punto, secondo quanto contenuto nello statuto, la Fondazione ha un anno di tempo per reperire i fondi necessari alla costruzione ed alla gestione del nuovo centro sportivo. Questo progetto è dovuto all'Associazione ex calciatori del Torino capitanata da Angelo Cereser, ex giocatore granata, oggi immobiliarista. Questo progetto prevede la creazione di due campi da calcio (per l'allenamento delle giovanili e per preparazione e amichevoli della prima squadra). Da parte a questi campi sorgerebbe un'area commerciale da 3000 m², alta due piani, che dovrebbe permettere di racimolare i soldi necessari per il finanziamento del progetto. Il 9 maggio 2008 un emendamento del consigliere regionale Gian Luca Vignale (AN) viene approvato e la Regione si impegna ad entrare nella Fondazione Filadelfia quale socio fondatore.

 

 

 

Fonti


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